LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 19

 

5 marzo 2017 – 1ª domenica di Quaresima

Ciclo liturgico: anno A

 

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

 

Matteo 4,1-11      (Gen 2,7-9; 3,1-7  -  Sal 50  -  Rm 5,12-19)

      

O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato, concedi al tuo popolo di intraprendere con la forza della tua parola il cammino quaresimale, per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito.

 

 

  1. In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per esser tentato dal diavolo.
  2. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.
  3. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane».
  4. Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
  5. Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio
  6. e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».
  7. Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
  8. Di nuovo il diavolo lo condusse sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse:
  9. «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».
  10. Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
  11. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
  12.  

     

    Cammino quaresimale

    1ª domenica     Mt 4,1-11        le tentazioni                 io sono la salvezza

    2ª domenica     Mt 17,1-9        la Trasfigurazione       io sono la Parola

    3ª domenica     Gv 4,5-42        la Samaritana               io sono l’acqua viva

    4ª domenica     Gv 9,1-41        il cieco nato                 io sono la luce del mondo

    5ª domenica     Gv 11,1-45      Lazzaro                       io sono la resurrezione e la vita
    Spunti per la riflessione

    In deserto

    Un po’ di deserto, finalmente.

    Almeno ci proviamo. Per fare argine, per cercare di guardare in alto. Per fare in modo che la nostra anima ci raggiunga. Ci proviamo, perché nel deserto ci stiamo tutti i santi giorni della vita. E sappiamo bene cosa significa avere fame.

    Di soldi, di sicurezze, di luce, di pace, di amore. Una gran fame, ad essere onesti.

    E sappiamo anche cosa significa scegliere. E sbagliare. E farci trascinare dall’onda di quello che gli altri pensano e vogliono per noi.

    Nessuno osa più chiamarle tentazioni, le scelte che dobbiamo fare.

    Perché questa parola, tentazioni, richiama ammiccanti e usurate immagini patinate degli anni ‘70, in cui anche la sessualità aveva un qualche pudore e la trasgressione era innocente.

    Allora perché facciamo quaresima?

    Se siamo già nel deserto, se siamo costantemente messi alla prova, a cosa ci servono questi quaranta giorni? In cosa si distinguono dalla solita, massacrante, inutile quotidianità?

    Per due ragioni.

    Non siamo soli ad entrare nel deserto. C’è con noi il nuovo Adamo, il Signore Gesù.

    Ed è lo Spirito a spingerci, non gli eventi della vita.

    Vogliamo fare deserto.

     

    In solitudine

    Chi studia i vangeli ci dice che questa è una pagina riassuntiva di tutta la vita di Gesù. Come se l’evangelista Matteo avesse voluto concentrare qui la lotta e il discernimento che, continuamente, il Signore ha dovuto affrontare lungo tutta la sua vita.

    Come se l’evangelista volesse riordinare le diverse tentazioni cui siamo sottoposti. E riaffermare alcune cose essenziali.

    La prima è che non siamo soli nel deserto della vita.

    Gesù è solidale, è con noi, si spinge nel deserto. Lo fa come scelta, sospinto dallo Spirito.

    Perché il deserto può essere un abisso di solitudine. O il luogo per ritrovare se stessi.

    Un inferno. O un paradiso.

    È lo Spirito che stabilisce in noi lo spirito con cui viviamo.

    Possiamo vivere gli eventi della vita con uno sguardo radicalmente diverso.

    Positivo o negativo. Come condanna o come opportunità.

    Gesù ci insegna a fare della fatica una grazia.

    E ad affrontare le tentazioni.

     

    Diabolos

    Vorrei parlare subito delle tentazioni ma, ahimè, mi tocca parlare del diavolo.

    Perché oggi è difficile parlarne con un linguaggio comune condiviso, evangelico, chiaro, semplice.

    Il nostro è un mondo che irride certe cose. E poi ci costruisce sopra i film horror. E anche fra i cristiani fatico a parlare di lui, perché molti sono spaventati o ossessionati e vedono il diavolo ovunque, mettendolo al centro della loro fede.

    Là dove al centro c’è il vittorioso, Cristo.

    Voglio essere chiaro, allora, ed evangelico.

    Esiste il diavolo, ed agisce.

    Opera nelle tenebre, ci vuole allontanare da Dio e da noi stessi.

    Ma non lo fa, salvo casi eccezionali e sporadici, invasando le persone. La sua è una proposta suadente, ragionevole, continua. Non ama le tinte forti, preferisce i grigi. E le nebbie, in cui anche il male appare accettabile, una scelta minore.

    E fa il suo mestiere di diabolos, colui che divide.

    Ci divide da Dio. Ci divide da noi stessi. Ci divide dalla luce.

    Le tentazioni

    Matteo riassume in tre grandi temi le tentazioni e le scelte che ogni discepolo è chiamato a fare nella sua vita.

         La tentazione del pane, quella di lasciare che le preoccupazioni del quotidiano, gli affanni ricordate? occupino tutto il nostro tempo e la nostra vita. E cose come il lavoro, il mutuo, la casa, da oggetti diventano idoli e ci tolgano il sonno.

    Siamo chiamati ad essere realisti, ma ricordandoci di cercare prima il Regno e tutto il resto ci verrà donato in sovrappiù.

     

         La tentazione di un messianismo deffetto, travolgente, la fede in un Dio interventista, che fa miracoli, che stupisce, che abbaglia. Così tanto cercato, purtroppo, anche da molti fra noi che cercano il Dio dei prodigi senza vedere il Dio incarnato delle piccole cose.

     

         La tentazione del compromesso col potere, con ogni potere. La via di mezzo come prassi per annacquare il vangelo, per renderlo innocuo, per affossarlo.

     

    Ed è abile, il diabolos, ragionevole. Cita la Parola, che conosce!, propone a Gesù cose ragionevoli, plausibili. Certo: curarsi del proprio corpo, stupire le persone con i miracoli, fare qualche accordo con i potenti, religiosi e politici, del tempo, avrebbe sortito qualche effetto maggiore di quel fuoco di paglia che è stata la sua vita pubblica.

    Gesù ha scelto. Non ha la Parola sulle labbra, ma nel cuore.

    Il suo sarà un messianismo libero dai compromessi, che vola alto, che entra nel cuore e nell’anima.

    Povero illuso.

    Quaranta giorni

    Israele, nel deserto, imparò a diventare popolo.

    Liberato ma non ancora libero, sperimentò il proprio limite a partire dal deserto.

    Gesù, spinto dallo Spirito, ha usato quel tempo per decidere che tipo di Messia diventare.

    Noi, adesso, ora, qui, per guardare a che uomini e a che donne siamo diventati.

     

    ___________________________________

    L’Autore

     

    Paolo Curtaz

    ___________________________________

     

    Esegesi biblica

     

    LA TENTAZIONE DI GESÙ (4, 1-11)

     

    La breve informazione di Marco sul digiuno di 40 giorni nel deserto e sulla tentazione è ampliata da Matteo (e Luca) in una triplice tentazione.

    La presenza della tentazione, e precisamente di una tentazione messianica, nel quadro dell’esistenza di Gesù è storicamente credibile. La tentazione messianica si armonizza con tre dati sicuri del Vangelo:

          il netto rifiuto da parte di Gesù nei confronti di ogni richiesta di segni che non fossero altro che prodigi e dimostrazione di sé,

          il costante conflitto con Satana nel quale Gesù si trovò impegnato per la sua missione redentrice,

          la volontà di purificare in tutti i modi le speranze messianiche dei discepoli.

    La tentazione che Gesù ha incontrato, non solo nel deserto ma in tutta la sua esistenza, era concentrata su una continua lotta tra la strada messianica indicata dalla parola di Dio (cioè la via della croce) e le sollecitazioni provenienti dalle attese messianiche dell’epoca.

     

    Le sollecitazioni messianiche erano sostanzialmente tre:

          quella della rivoluzione e del potere (messianico zelota)

          quella del messianismo restauratore (sia politico che religioso)

          quella del messianismo convincente (accompagnato da segni spettacolari).

    Gesù rifiutò energicamente tutti e tre questi suggerimenti, rinunciando a utilizzare la strada del potere, del prestigio, dei miracoli a ogni costo.

    La risposta di Gesù a ognuna delle tre richieste è tratta dal Deuteronomio (8,3; 6,16.13), ed evoca con molta chiarezza le tentazioni d’Israele nel deserto: la tentazione di concepire la speranza in termini di benessere e di far coincidere la salvezza messianica con un progetto terrestre. Matteo è molto interessato a questo confronto tra Gesù e Israele. Egli vuole mostrare che Gesù è il compimento dell’intera storia d’Israele, ne subì le medesime tentazioni, ma a differenza di Israele le superò. Gesù, quindi, è il vero Israele.

     

    Il racconto anche se fa riferimento alle tentazioni di Israele nel deserto, tuttavia non le riproduce nella loro forma, ma in forme che ricalcano le attese messianiche del tempo di Gesù e, ancora più fortemente, degli anni 60-70 (allorché Matteo scrive il suo Vangelo).

     

    La forma letteraria delle tentazioni riecheggia i dibattiti tra gli scribi, nei quali ciascuna parte ricorreva a citazioni scritturistiche. Il dibattito tra Gesù e Satana si svolge in tre riprese, in ciascuna delle quali i due avversari si appellano alle Scritture. Questa forma letteraria può benissimo essere un ricordo della situazione di Gesù e delle sue polemiche. Si vuol dire che c’è modo e modo di riferirsi alle Scritture.

    Questo riflette anche le diatribe bibliche tra cristiani ed ebrei: si riferivano alle medesime Scritture, ma arrivavano a conclusioni opposte (come Gesù e satana).

    Non basta leggere le Scritture, bisogna leggerle bene.

     

    Il vangelo di Matteo ci fa ulteriormente riflettere su questo punto: il discepolo di Cristo, a differenza del fariseo, legge le Scritture in modo da scoprire la logica divina che le guida, non rimanendo invece prigioniero della lettera che finisce col distorcere lo stesso disegno di Dio.

     

    Infine, il racconto di Matteo ha una dimensione ecclesiale oltre che cristologica.

    Basta ricordare in proposito come si sono formati i Vangeli. Se il racconto della tentazione ebbe un posto in tutta la tradizione sinottica è perché esso serviva non solo a chiarire le idee su Gesù e sul suo messianismo (del resto chiaro a tutti dopo la crocifissione), ma perché serviva a chiarire le idee sulla Chiesa e sul suo compito.

    Nella tentazione del Cristo la Chiesa ritrova le proprie tentazioni.


    Cammino quaresimale - Anno A  

     

    1ª domenica     Mt 4,1-11        le tentazioni                 io sono la salvezza

    1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”. 4Ma egli rispose: “Sta scritto:

     

         Non di solo pane vivrà l’uomo,

         ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

     

    5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

     

         Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

         ed essi ti porteranno sulle loro mani

         perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.

     

    7Gesù gli rispose: “Sta scritto anche:

     

         Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”.

     

    8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. 10Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

     

         Il Signore, Dio tuo, adorerai:

         a lui solo renderai culto”.

     

    11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

     

     

    2ª domenica     Mt 17,1-9        la Trasfigurazione       io sono la Parola

    1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

    9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.

     

     


    3ª domenica     Gv 4,5-42        la Samaritana               io sono l’acqua viva

    5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”. 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. 11Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?”. 13Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. 15”Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. 16Le dice: “Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui”. 17Gli risponde la donna: “Io non ho marito”. Le dice Gesù: “Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. 19Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21Gesù le dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”. 25Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. 26Le dice Gesù: “Sono io, che parlo con te”.

    27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: “Che cosa cerchi?”, o: “Di che cosa parli con lei?”. 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29”Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?”. 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

    31Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. 32Ma egli rispose loro: “Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?”. 34Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica”.

    39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.

     

    4ª domenica     Gv 9,1-41        il cieco nato                 io sono la luce del mondo

    1 Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. 3Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

    8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: “Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?”. 9Alcuni dicevano: “È lui”; altri dicevano: “No, ma è uno che gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”. 10Allora gli domandarono: “In che modo ti sono stati aperti gli occhi?”. 11Egli rispose: “L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista”. 12Gli dissero: “Dov’è costui?”. Rispose: “Non lo so”.

    13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. 16Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri invece dicevano: “Come può un peccatore compiere segni di questo genere?”. E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “È un profeta!”.

    18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: “È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?”. 20I genitori di lui risposero: “Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé”. 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: “Ha l’età: chiedetelo a lui!”.

    24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: “Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore”. 25Quello rispose: “Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo”. 26Allora gli dissero: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?”. 27Rispose loro: “Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”. 28Lo insultarono e dissero: “Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia”. 30Rispose loro quell’uomo: “Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. 34Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?”. E lo cacciarono fuori.

    35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. 36Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. 37Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. 38Ed egli disse: “Credo, Signore!”. E si prostrò dinanzi a lui.

    39Gesù allora disse: “È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi”. 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: “Siamo ciechi anche noi?”. 41Gesù rispose loro: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”.

     

    5ª domenica     Gv 11,1-45      Lazzaro - io sono la resurrezione e la vita

    1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”.

    4All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”. 8I discepoli gli dissero: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. 9Gesù rispose: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui”.

    11Disse queste cose e poi soggiunse loro: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. 12Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se si è addormentato, si salverà”. 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!”. 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”.

    17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”. 23Gesù le disse: “Tuo fratello risorgerà”. 24Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. 25Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. 27Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.

    28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: “Il Maestro è qui e ti chiama”. 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

    32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: “Dove lo avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: “Guarda come lo amava!”. 37Ma alcuni di loro dissero: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”.

    38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: “Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni”. 40Le disse Gesù: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”. 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. 43Detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: “Liberàtelo e lasciàtelo andare”.

    45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.